26 febbraio, 2007

Egitto:condannato a 4 anni per aver espresso opinioni in un blog

Processato in cinque minuti per aver espresso opinioni contro il velo.
Malgrado la mobilitazione mondiale, Karim Amer di 22 anni, si è visto infliggere quattro anni di carcere per aver espresso alcune sue opinioni in un blog su internet. Il suo sogno è di aprire uno studio di avvocati dove difendere i diritti delle donne. Il suo esempio è destinato a diventare una bandiera, se prima qualche fanatico non lo massacrerà. Ma intanto la famiglia lo ha ripudiato.

ALESSANDRIA D’EGITTO – Il giudice Ayman al Akazi, dopo un processo durato appena cinque minuti, ha condannato Karim Amer a tre anni per offesa all'Islam e incitamento all'odio, più un anno per aver insultato il presidente Hosni Mubarak. È il primo blogger in Egitto ad essere condannato per i suoi scritti. Il giovane ha incassato la pena ed è stato scortato dai suoi carcerieri nella cella dove trascorrerà i prossimi 4 anni, senza neppure essere salutato dai suoi genitori. Questi infatti lo hanno ripudiato. Il padre ha detto di lui: «Karim merita la morte se non si pente di fronte ad Allah».

La storia di Karim

In realtà il vero nome di Karim è Abdul Karim Nabil Suleiman. Karim Amer è il nick name con il quale si presenta ai suoi “amici di tastiera” che lo seguono on line sul blog “” creato nel 2005. Due anni fa Karim frequentava l'università islamica di Al Azhar, al Cairo. Cresciuto ad Alessandria in una famiglia molto religiosa, ha frequentato scuole islamiche sin dall'età di sei anni. Ha visto le sorelle lasciare la scuola ed essere costrette a indossare il niqab, il velo integrale. Alla fine si è ribellato, diventando un sostenitore della libertà di espressione e delle donne, tanto da sognare di fondare un ufficio legale per la difesa dei diritti umani. Nel suo blog aveva definito Al Azhar una «università del terrorismo». L'aveva accusata di «riempire i cervelli degli studenti e trasformarli in bestie umane... insegnando loro che non c'è posto per le differenze in questa vita». Espulso lo scorso marzo dall'università, aveva continuato a scrivere, anche contro il governo, definito un «esempio di dittatura», e Mubarak, paragonato a un faraone.
A novembre è stato arrestato. Interrogato quattro volte prima della condanna di ieri, ha sempre affermato di aver soltanto espresso le proprie opinioni. Non era la prima volta che finiva in carcere: nell'ottobre 2005 aveva denunciato «la brutalità e la barbarie dei musulmani» nel suo blog dopo un attacco contro una chiesa cristiana ad Alessandria (in seguito a una rappresentazione teatrale considerata offensiva verso l'Islam). Era stato però rilasciato, senza processo.

Tutto il mondo culturale si mobilita per lui

Nei mesi passati per il rilascio di Karim si sono levate voci da tutto il mondo: 2 mila persone dagli Stati Uniti al Bahrein hanno firmato una petizione, due deputati americani, un repubblicano e un democratico, hanno scritto al governo egiziano. Sono state indette manifestazioni in molte capitali europee: anche a Roma, il 15 febbraio, davanti all'ambasciata egiziana, su iniziativa dell'onorevole Daniele Capezzone. Human Rights Watch e Amnesty International hanno chiamato l'Egitto a rispettare gli articoli sulla libertà di espressione presenti nella stessa Costituzione del Paese e nel Patto internazionale sui diritti civili e politici, di cui è firmatario.

Dopo un'udienza il 25 gennaio, mentre veniva portato in prigione dalla polizia, Karim aveva sorriso alle telecamere facendo una V con le dita. Era fiducioso. Ma ieri all'avvocato difensore Rawda Ahmed non è stato consentito di parlare in aula. Ha potuto solo consegnare un memorandum prima del processo. Il giudice ha emanato la condanna sulla base di tre articoli del codice penale che puniscono l'offesa al presidente e l'incitamento all'odio religioso. Ci sarà un ricorso in appello. «Ma possiamo solo far ridurre la pena. Non possiamo farlo scarcerare», dice Dalia Ziada, portavoce della difesa.

Citazione personale:
ragazzi scusate se l'articolo è un po lungo ma non mi andava di tagliare niente o quasi. Comunque questo fatto ci fa capire quanta gente senza cuore c'è al mondo!!! A prescindere dal fatto di quali siano i principi giusti e i modi giusti di vivere, nessuno ti può arrestare per aver espresso opinioni in un blog, ognuno è libero di avere le sue idee e di dirle ad alta voce, chi non è d'accordo può ignorare le affermazioni o può dimostrare il contrario alla persona dialogando ma non sbatterlo in carcere!!!

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